Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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Regione: approvato il Piano sociosanitario

Regione: approvato il Piano sociosanitario

 

Il 24 ottobre (finalmente!), il Consiglio regionale ha approvato il Piano sociosanitario e l’ accorpamento delle ASL.

E’ stato un cammino lungo e difficile, voluto e iniziato da Mario Valpreda e chiuso dalla nuova assessora Eleonora Artesio:

  •  dicembre 2005: la prima bozza di piano
  •  aprile 2006: il testo definitivo per la discussione
  •  giugno- luglio 2006; consultazioni su tutto il territorio regionale
  •  dicembre 2006: testo definitivo modificato dopo le consultazioni con territorio e categorie
  •  gennaio- luglio 2007 discussione in commissione (in complesso 54 incontri, un record!)

I punti fondamentali del piano sono:

-  la centralità del paziente per la prevenzione e la cura

-  la richiesta di partecipazione a tutti i soggetti coinvolti (operatori, cittadini)

-  il ruolo centrale degli enti locali

-  il legame tra settore sanitario e settore socio- assistenziale

In questo quadro, la riduzione del numero di Asl deve servire a snellire il lavoro, a cancellare inutili burocrazie a spostare fondi ed energie sulla prevenzione e la cura. Così pure il discorso razionale svolto per gli ospedali, nonostante pesanti e non risolte resistenze localistiche. L’accorpamento delle ASL non può significare riduzione di servizi né dell’occupazione.

Restano nodi importanti:

  •  l’impegno a cancellare nei 5 anni di legislatura i tickets
  •  il problema delle code per analisi, visite, ricoveri, interventi
  •  il rapporto privato/pubblico, ad oggi invariato rispetto alle giunte di destra. All’interno di questo tema noi collochiamo la vicenda, oggi non più solamente cuneese, di AMOS su cui manteniamo il nostro giudizio critico.

Sono questi, in particolare i primi due, i problemi più sentiti. Il piano è lo strumento per operare un netto miglioramento della sanità regionale. Abbiamo due anni e mezzo per tradurlo in atti che ne dimostrino l’utilità per la Regione.

Sergio Dalmasso

 

 

Il Che e Antonio Gramsci, due occasioni per riflettere.

 

E’ un periodo di anniversari importanti: Piero Godetti, Gaetano Salvemini, i fratelli Rosselli. Tutti significativi e tutti colmi di lezioni anche in una situazione difficile come quella attuale.

I due che però più ci parlano sono quelli del Che e di Gramsci.

Il Che, il “guerrigliero eroico” latinoamericano che ha segnato come una ferita la giovinezza di molti di noi. L’uomo che ha combattuto per un altro popolo (quello cubano), che è divenuto ministro ed è ripartito da zero per altre imprese, sacrificando la propria vita.

Ma ancor più l’uomo che, davanti ad un movimento comunista che già indicava la propria crisi, ha rilanciato l’ipotesi internazionale, il dirigente che senza essere filosofo (altra cosa Marx, Lenin, Rosa Luxemburg) ha ricercato la radice rivoluzionaria e innovativa del marxismo e in questa, ha trovato gli strumenti di critica verso il socialismo reale, le sue degenerazioni:

Non solo quindi mito, oggetto di consumo (magliette, spille, sigari), ma autore di una lezione utile e viva ancor oggi se i giovani saranno capaci di collocrlo nel suo contesto, di comprendere la realtà di allora, di attualizzarla.

Il nostro Gramsci: l’intellettuale sardo che a Torino, giovane studente, scopre la classe operaia del più grande centro industriale italiano, che partecipa al movimento dei consigli di fabbrica, fonda “L’Ordine nuovo” settimanale e quotidiano che crede nel movimento spontaneo delle masse, ma anche nell’organizzazione, che svolge una funzione pedagogica verso la classe operaia, vista come la sola che può creare un nuovo mondo.

Poi è dirigente del Partito comunista, fondatore dell’”Unità”, tra i dirigenti dell’Internazionale. Nel ’26 il confino, poi il carcere e la capacità di un’elaborazione teorica che lo colloca tra i massimi pensatori comunisti.

Gramsci “significa”la riflessione sulla sconfitta del movimento operaio degli anni ’20, la critica a degenerazioni ed errori, un marxismo critico ancora oggi attuale, come testimonia l’interesse nei suoi confronti in tutto il mondo, a cominciare da quell’America latina che sembra offrire speranza alla sinistra di tutto il mondo.

Due figure da conoscere, contestualizzare, studiare, amare, Due occasioni, pur fra i mille impegni delle nostre sedi, per una riflessione e un lavoro comune.

Sergio Dalmasso